VOTO IN SEDUTA PLENARIA DEL PARLAMENTO EUROPEO SUI MINERALI DEI CONFLITTI: UN GRANDE PASSO IN AVANTI PER IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Il voto del Parlamento europeo richiede che tutte le imprese dell’Unione europea che lavorano, importano o utilizzano stagno, tantalio, tungsteno e oro (3TG) agiscano in modo responsabile attenendosi alla due diligence. E’ una grande vittoria per le comunità interessate da violazioni di diritti umani alimentate dall’estrazione di risorse naturali.

Roma, 20/05/2015. Considerando la proposta di regolamento della Commissione Europea sui “minerali dei conflitti” di marzo 2014, il voto di oggi in seno al Parlamento Europeo rappresenta una grande vittoria per le comunità interessate da violazioni di diritti umani alimentate dall’estrazione di risorse naturali.

CIDSE e i suoi membri, insieme con i Vescovi e i cittadini di tutto il mondo, accoglie con favore il forte messaggio che il Parlamento Europeo ha inviato alla Commissione Europea e al Consiglio“, afferma Bernd Nilles, Segretario Generale CIDSE. “Il voto del Parlamento Europeo comporta che tutti i produttori e gli importatori di componenti e prodotti finiti contenenti i quattro minerali, come telefoni cellulari o automobili, saranno tenuti a controllare le loro catene di approvvigionamento per assicurarsi di non alimentare conflitti. Questo è un grande passo in avanti per il rispetto dei diritti umani! Gli Stati membri dell’Unione europea non possono fare marcia indietro su questo traguardo durante i negoziati finali. 

Il voto del Parlamento europeo richiede che tutte le imprese dell’Unione europea che lavorano, importano o utilizzano stagno, tantalio, tungsteno e oro (3TG) agiscano in modo responsabile attenendosi alla due diligence. Questo va ben oltre l’iniziale proposta della Commissione per il Commercio Internazionale (INTA) del 14 aprile, la quale richiedeva solo a fonderie e raffinerie europee di controllare le proprie catene di approvvigionamento.

Questa evoluzione è una vittoria netta, anche se permangono alcune lacune. Il requisito obbligatorio deve essere meglio definito, al fine di garantire che possa qualificarsi come vera “due diligence”. Inoltre molte risorse naturali che alimentano conflitti in tutto il mondo, quali il rame o il carbone, non sono presi in considerazione nel regolamento approvato. Ma il messaggio al Consiglio europeo e alla Commissione Europea è chiaro: un approccio volontario per gli importatori di materie prime è inaccettabile.

Il testo sarà ora sottoposto al Trilogo.  Stefan Reinhold, coordinatore dei lavori di advocacy compiuti da CIDSE sulla questione dei minerali dei conflitti, ha detto, “gli Stati membri europei avranno ora la possibilità di sostenere e rafforzare ulteriormente questa legislazione. Ci sono molti esempi provenienti da tutta Europa, come la legge Due Diligence in Francia o la Modern Slavery Act nel Regno Unito, che mostrano una netta tendenza nel regolamentare meglio le attività delle imprese, in modo da evitare il loro coinvolgimento in violazioni dei diritti umani e dare garanzie ai cittadini di non essere complici attraverso i propri acquisti. ”

CIDSE, alleanza internazionale delle agenzie di sviluppo cattoliche, di cui FOCSIV è membro italiano, ha coordinato una dichiarazione firmata da 146 Vescovi della Chiesa da 38 Paesi nei 5 continenti, che chiede  una forte regolamentazione che raggiunga l’obiettivo di spezzare il legame tra risorse naturali e conflitti.

CIDSE, insieme alla Commission Justice & Paix e EURAC, ha anche coordinato una video-campaign action in cui più di 8.000 cittadini europei (Italia: 2.351) hanno firmato una petizione sollecitando i membri del Parlamento europeo a rafforzare la debole proposta presentata dalla Commissione Europea nel marzo 2014.

Approfondisci sulla sezione dedicata alla Campagna Europea sui Minerali dei Conflitti

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